Scrivere poesie è un bisogno per star bene

Perché scrivere poesie? Perché senza non saprei stare. Sto bene solo quando scrivo, mi sento appagato e sereno. E’ l’unico momento in cui riesco a stare con me stesso, mi confesso, mi apro, mi esploro, mi libero. Se non scrivessi, molto probabilmente mi sarei già perso. In passato la poesia mi ha salvato da tante situazioni, da molte tentazioni, mentre oggi continua a salvarmi dai miei turbamenti e da quella parte di me che conserva un bagaglio di malinconia e di paure.

La poesia nasce per me, ma non è mia. Per me è un libero sfogo, poi va al lettore che può condividere, può ritrovarsi o scoprirsi, può immedesimarsi, può specchiarsi, oppure può farsi una grassa risata. Quando scrivo non penso a chi leggerà, penso solo a me e vivo quelle emozioni forti che avverto mentre la poesia prende vita.

Nasce un’improvvisa necessità di scrivere

Non m’interessa se sarà un capolavoro oppure una cosa da poco; a me interessa la sensazione liberatoria che provo. E’ quella che mi fa star bene. Come se avvertissi un improvviso desiderio: improvvisamente ho bisogno di scrivere. Se non ho a portata di mano un foglio e una penna, cerco il mio telefono per iniziare a comporre. Ho necessità di farlo come fossi in crisi di astinenza. Devo farlo in quel preciso istante!

Non ho mai strappato un foglio, neppure del più banale pensiero, perché nell’attimo in cui l’ho scritto, per me era importante e mi ha fatto stare bene. Non importa cosa succederà dopo o cosa diventerà quella poesia, poiché ciò che conta è aver soddisfatto il bisogno di scriverla.

Tante cose scritte le ho addirittura regalate e qualcuno ne ha fatto ricchezza. L’ho fatto consapevolmente, mi stava bene, ma se potessi tornare indietro, molto probabilmente non lo rifarei, poiché credo che non siano state rispettate abbastanza. Ho regalato per intimità, ho regalato per ascendenza, ho regalato perché per me l’importate era scrivere. Diciamo che ho regalato, ritrovandomi un pugno di sabbia tra le mani. Ma la colpa non è degli altri, la colpa è tutta la mia.

La poesia mi salva dal mio boia

Maturando ho imparato a portare maggior rispetto verso la poesia, senza limitarmi esclusivamente a godere di quella sensazione che provo quando scrivo. In passato mi facevo una dose di scrittura, stavo bene e finiva lì. Potevo anche regalare, non perché non m’importasse, ma perché lo reputavo giusto, normale.

Non ho mai scritto per soldi, quindi regalare andava bene, anche se oggi trovo assurdo questo atteggiamento ed i rimpianti sono come un boia sempre al mio fianco, capace di colpire e di finirmi in qualunque momento. Allora reagisco scrivendo ed il boia si allontana. A volte sparisce del tutto, anche se so che prima o poi tornerà. Mentre scrivo il boia non c’è, o almeno non lo vedo e non lo sento.

[…]

Cadono pensieri

nella testa cadono paure

e mi perdo tra le paranoie

pagando i debiti con me.

Ma ecco che arrivi tu

e ciò che cade vola su.

Metti tutto al proprio posto

tocchi il cuore e torna in ordine.

Ma Ciao eccoti qua!

Io non ti aspettavo più.

In fondo la vita è una sorpresa

e tu di vita sei.

Fai l’amore con me

fino a farmi piangere.

Perché un amore così …..

un amore così….beh

Ciao!

(Ciao)

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