L’uomo ha bisogno di amare per riempire quel senso di vuoto che porta dentro e che tornerà più vivo di prima quando l’amore si discioglierà per lasciare nuovamente posto alla sofferenza, perché l’uomo non sa gioire.
L’uomo ha bisogno di amare perché teme la solitudine, la vede come il mostro più terrificante che possa esistere e da qui nasce il bisogno di cercare qualcosa di astratto, di condividerlo, per non essere solo.
L’uomo nasce senza un preciso obiettivo, quindi c’è chi vagherà nel buio, chi cercherà un punto d’arrivo giusto o sbagliato che sia e chi non vorrà correre rischi, non vorrà osare, non vorrà guardare oltre il mare, vagando di onda in onda che prima o poi si appiattirà.
L’uomo vuole essere felice ma non ha gli strumenti per farlo: la felicità va coltivata giorno dopo giorno, mentre l’uomo la abbandona al suo destino, sempre alla ricerca di altro.
Allora l’uomo s’inventa l’amore e quando lo trova s’inventa il modo per distruggerlo perché si accorge che in fondo non c’è.
L’amore è un palliativo, una terapia che si limita a combattere provvisoriamente i sintomi di una malattia che si chiama solitudine.
L’amore è un discreto e temporaneo senso di sollievo ma non la guarigione.
L’amore è speranza o convinzione di essere felici, ma non la certezza assoluta. La ricerca forsennata dell’amore, come strumento per arrivare alla felicità, è il più grande fallimento del genere umano.